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Dialogo Aperto: è possibile pensare la psicosi in un modo nuovo?  

Sara Beomonte Zobel

 

 

 

Come parte del modello finlandese adattato alle necessità, l'approccio Open Dialogue (OD) mira a trattare i pazienti psicotici nella loro casa. 

Il trattamento coinvolge il social network del paziente, inizia entro 24 ore dal contatto iniziale e la responsabilità dell'intero trattamento spetta allo stesso team in ambito sia di ricovero sia “ambulatoriale”. 

 

L'obiettivo generale è quello di generare un dialogo per costruire parole per le esperienze nei sintomi psicotici

Il modello di trattamento è nato in Finlandia negli anni '80 e ha portato finora ottimi risultati in termini di recupero, ritorno al lavoro e riduzione dei farmaci.

Ci sono stati risultati impressionanti dalla Finlandia che indicano una riduzione del 78% dei giorni di degenza, una riduzione di due terzi nell'utilizzo di antipsicotici e una riduzione di oltre un terzo dei tassi di ricaduta per la psicosi.

 

Gli aspetti chiave dell'approccio includono:  

- assicurare una risposta immediata in caso di crisi;

- intervento con equipe multidisciplinare (psichiatra, psicologo, infermiere, assistente sociale);

- la stessa equipe che interviene nella crisi segue il paziente nel corso di tutto il percorso di cura;

- incontri terapeutici che includono le famiglie;

- tutte le discussioni cliniche vengono intraprese in presenza della famiglia;

- tutte le decisioni vengono decise congiuntamente con il paziente, la sua famiglia e l’equipe.

 

I risultati attesi includono un minor numero di ricoveri ospedalieri e una minore durata della degenza in caso di ricovero, maggiore benessere per clienti e famiglie, maggiore soddisfazione degli utenti e del personale curante.

 

Cosa differenzia il Dialogo Aperto dai modelli di intervento più “tradizionali” per il trattamento degli esordi psicotici?  

A differenza degli interventi più tradizionali che intervengono sulla crisi in prima istanza intervenendo (e tentando di placare) la sintomatologia psicotica, il più delle volte con il ricovero e terapia farmacologica, il Dialogo Aperto dà una maggiore enfasi al significato e alla costruzione di una comprensione condivisa dell'esperienza, piuttosto che alla sintomatologia.  

Dal 2015 è in atto una sperimentazione e valutazione degli esiti del metodo Dialogo Aperto in otto DSM italiani, finanziata dal Ministero della Salute con il compito di valutare la trasferibilità dell’approccio Open Dialogue al contesto italiano.

 

Aspettiamo fiduciosi i primi risultati!

 

 

 

 

 

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