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Emergenza danni da cannabis in adolescenza

di Salvina Faraci

 

 

“Alcuni adolescenti pensano che sia una pianta che non danneggi. Per questo è importante informare gli adolescenti sui rischi e sul tipo di cannabis che usano.”

 

Oggi, a differenza degli anni ’80 e ’90, dove la concentrazione di THC era di circa il 6%, abbiamo delle concentrazioni di 10-15% o più di tetraidrocannabinolo (THC). 

Il THC è il principale costituente psicoattivo della cannabis ed è uno dei 113 cannabinoidi presenti nella cannabis.

Sebbene la dimensione degli effetti negativi della cannabis possa variare tra i singoli adolescenti e non sia possibile prevedere il rischio esatto per ciascun adolescente, l’uso diffuso della cannabis tra le giovani generazioni lo rende un importante problema di salute pubblica.

L’uso regolare durante l’adolescenza è associato a minori risultati a scuola,  psicosi da dipendenza e declino neuropsicologico, aumento del rischio di incidenti automobilistici, così come i problemi respiratori associati al fumo.

Tramite questo studio si vuole sensibilizzare il pubblico sul fatto che il consumo di cannabis sia un grande problema di sanità pubblica e salute mentale e che dei provvedimenti debbano essere presi.

 

Fumarsi una canna per alleviare l'ansia o la depressione potrebbe non essere la scelta migliore da fare, sul lungo periodo. 

Ad avanzare questa ipotesi sono i ricercatori della Colorado State University che hanno studiato gli effetti della cannabis sull'attività neurologica, compresa quella che si occupa delle emozioni, nel corso del tempo. 

I dati raccolti dimostrerebbero che, diversamente da quanto si potesse pensare, questa sostanza non ha effetti positivi sull'ansia e sulla depressione. 

I ricercatori fanno sapere che i risultati dello studio non vogliono affatto dimostrare che la cannabis può provocare ansia o depressione, ma semmai che, sul lungo periodo, non può curare questi stati psichici alterati.

Il ricorso alle droghe porta alla compromissione delle strutture cerebrali con gravi implicazioni delle facoltà cognitive, del ragionamento, dell’apprendimento e della gratificazione dell’individuo, con conseguenti effetti sull’adattamento sociale (Cohen P., 2004). 

Uno studio dell’Harvard Medical School apparso sul Journal of Neuroscience, ha confermato che l’uso di cannabis, anche solo una volta a settimana, provoca l’alterazione di alcune aree cerebrali.

Le più moderne tecniche di neuroimaging che permettono la visualizzazione delle aree cerebrali, hanno consentito di individuare nel cervello di chi utilizza sostanze stupefacenti, le modificazioni, talora permanenti, indotte dalle droghe, con ripercussione sullo sviluppo e sul funzionamento cerebrale. 

Infatti tali tecniche (TAC, Risonanza Magnetica Nucleare, PET, SPECT) rivelano diversi aspetti della struttura o del funzionamento cerebrale, dell’anatomia e della composizione tissutale, dei processi biochimici, fisiologici e funzionali, dell’attività dei neurotrasmettitori, della distribuzione delle sostanze, ecc..

Ciò permette la visualizzazione, oltre che della sede e dell’estensione del danno cerebrale, anche dell’impatto che i processi mentali hanno sull’attività cerebrale.

L’utilizzo in questo caso della risonanza magnetica, ha permesso di confrontare il cervello di ragazzi tra i 18 e i 25 anni che facevano uso di marijuana almeno una volta alla settimana con quello di chi non fumava. 

Il cervello di chi fumava, anche occasionalmente, presentava alterazioni in zone cerebrali collegate all’emotività e alla dipendenza in misura direttamente proporzionale al grado di consumo della droga.

Hashish e marijuana hanno effetti – a volte di tipo permanente – sul sistema dei recettori encefalici deputati al controllo delle emozioni e dell’ansia, quali la serotonina o l’adrenalina. 

Per tali ragioni la cannabis, al pari di altre sostanze psicotrope quali la cocaina e i derivati anfetaminici, gli allucinogeni ma anche l’alcol, può condizionare lo sviluppo psico-emozionale con distorsione della personalità, in taluni casi irreversibile, ovvero senza remissione una volta sospeso l’utilizzo.

Se è vero che non tutti i consumatori di cannabis vanno incontro ad alterazioni dell’umore e delle emozioni percepibili come pericolose, è altrettanto vero che in molti ragazzi divenuti consumatori di cannabis, che in precedenza erano emotivamente equilibrati, si possono osservare importanti cambiamenti del carattere e stati emotivi altalenanti (dalla perdita di interessi e motivazioni, sino alla perdita del controllo degli impulsi).

Per tale ragione la prevenzione dovrebbe essere mirata principalmente agli adolescenti, relativamente non solo all’abuso, ma anche al “semplice” uso di sostanze stupefacenti che rappresenta, nella totalità dei casi divenuti successivamente patologici, la via di inizio.

 

 

 

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